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BENVENUTI NELLA PAGINA DI ACCOGLIENZA DEL SITO DI
La Settimana Laudato Si’ 2021 si svolgerà dal 16
al 25 maggio, e rappresenterà il coronamento dell’Anno Speciale Laudato
Si’ e la celebrazione del grande progresso che l’intera Chiesa ha
compiuto sulla via della conversione ecologica. https://laudatosiweek.org/it/home-it/
CON PIACERE CONDIVIDO CON VOI, -PROGETTISTI-ENERGY MANAGER-EGE- E CON TUTTI GLI ALTRI COLLEGHI E AMICI COINVOLTI NEL TENTATIVO DI MIGLIORARE LE CONDIZIONI DEL PIANETA TERRA, NOSTRA CASA COMUNE Vorrei aprire con
voi, o che anche voi apriste autonomamente, un dialogo Questo lavoro è stato fatto durante le vacanze forzate dal lockdown per la pandemia. La sosta forzata mi ha offerto la possibilità di avviare questa iniziativa che meditavo da tanto tempo, ma non riuscivo a trovare il momento per poterla iniziare. Forse unico effetto positivo, per me, del coronavirus?? 12/04/2020
PRINCIPI,
VISIONE E INDICAZIONI PER UNA Ispirati dalla Lettera di Papa Francesco, della quale si riporta un mirato estratto senza alcuna aggiunta personale.
LETTERA
ENCICLICA (24 maggio 2015) dalla Lettera ...... 3. Adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune. 4. Nel 1971, il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è «una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata dell’essere umano: « Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione». 5. Nel 1979, San Giovanni Paolo II invitò ad una conversione ecologica globale. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli « stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ». 6. Nel 2007, il mio predecessore Benedetto XVI Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile »
8. Nel 2012, il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perché
«
nella
misura in
cui tutti noi
causiamo piccoli danni
ecologici »,
siamo
chiamati
a riconoscere 9. Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi.
10. San Francesco d’Assisi. Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani. 11. La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano. Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle ri- sorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Il mio appello (PAPA FRANCESCO)
13. La sfida
urgente
di proteggere
la nostra casa
comune comprende la
preoccupazione di unire tutta la
famiglia umana
nella ricerca
di uno sviluppo
sostenibile e
integrale,
poiché
sappiamo che le
cose possono cambiare. 15. Spero che questa Lettera enciclica, che si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa, ci aiuti a riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta. In primo luogo, farò un breve percorso attraverso vari aspetti dell’attuale crisi ecologica allo scopo di assumere i migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile, lasciarcene toccare in profondità e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue. A partire da questa panoramica, riprenderò alcune argomentazioni che scaturiscono dalla tradizione giudeo-cristiana, al fine di dare maggiore coerenza al nostro impegno per l’ambiente. Poi proverò ad arrivare alle radici del- la situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde. Così potremo proporre un’ecologia che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda. Alla luce di tale riflessione vorrei fare un passo avanti in alcune ampie linee di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica internazionale. Infine, poiché sono convinto che ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo, proporrò alcune linee di maturazione umana ispirate al tesoro dell’esperienza spirituale cristiana. 16. Ogni capitolo, sebbene abbia una sua tematica propria e una metodologia specifica, riprende a sua volta, da una nuova prospettiva, questioni importanti affrontate nei capitoli precedenti.
Tento di spiegare la mia idea, che ovviamente è oggetto di miglioramento.
Cosa ne pensate, è una strada percorribile o vi viene in mente un
percorso migliore,
Per
un immediato coinvolgimento, riporto di seguito i capitoli
Si può
trovare l'intera Enciclica in formato word, in cui sono evidenziati in
giallo alcuni contenuti che ho trovato interessanti al seguente link
http://www.ingdammacco.it/Laudato-Si_italiano_05042020.docx
CAPITOLO QUARTO Un’Ecologia Integrale 137. Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali. i. Ecologia Ambientale, Economica E Sociale
138. L’ecologia
studia le
relazioni tra
gli organismi
viventi
e l’ambiente in cui
si sviluppano.
139. Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura. 140. A causa della quantità e varietà degli elementi di cui tenere conto, al momento di determinare l’impatto ambientale di una concreta attività d’impresa diventa indispensabile dare ai ricercatori un ruolo preminente e facilitare la loro interazione, con ampia libertà accademica. Questa ricerca costante dovrebbe permettere di riconoscere anche come le diverse creature si relazionano, formando quelle unità più grandi che oggi chiamiamo “ecosistemi”. Non li prendiamo in considerazione solo per determinare quale sia il loro uso ragionevole, ma perché possiedono un valore intrinseco indipendente da tale uso. Come ogni organismo è buono e mirabile in sé stesso per il fatto di essere una creatura di Dio, lo stesso accade con l’insieme armonico di organismi in uno spazio determinato, che funziona come un sistema. Anche se non ne abbiamo coscienza, dipendiamo da tale insieme per la nostra stessa esistenza. Occorre ricordare che gli ecosistemi intervengono nel sequestro dell’anidride carbonica, nella purificazione dell’acqua, nel contrasto di malattie e infestazioni, nella composizione del suolo, nella decomposizione dei rifiuti e in moltissimi altri servizi che dimentichiamo o ignoriamo. Quando si rendono conto di questo, molte persone prendono nuovamente coscienza del fatto che viviamo e agiamo a partire da una realtà che ci è stata previamente donata, che è anteriore alle nostre capacità e alla nostra esistenza. Perciò, quando si parla di “uso sostenibile” bisogna sempre introdurre una considerazione sulla capacità di rigenerazione di ogni ecosistema nei suoi di- versi settori e aspetti.
141. D’altra parte,
la crescita
economica tende a
produrre
automatismi e ad
omogeneizzare,
al fine di semplificare
i processi e
ridurre i
costi.
Per
questo
è
necessaria un’ecologia
economica,
capace
di
indurre
a
considerare
la
realtà
in
maniera
più ampia. Infatti,
«
la
protezione dell’ambiente
dovrà
costituire parte
integrante
del
processo
di
sviluppo
e non
potrà
considerarsi
in
maniera
isolata
».114
142. Se tutto
è in relazione,
anche
lo stato
di salute delle istituzioni
di una
società comporta
conseguenze per
l’ambiente e
per la
qualità della
vita umana: « Ogni lesione
della solidarietà
e dell’amicizia civica
provoca
danni ambientali
». In
tal senso,
l’ecologia sociale è necessariamente
istituzionale e
raggiunge
progressivamente
le diverse dimensioni
che
vanno
dal
gruppo
sociale primario, la famiglia,
fino alla vita
internazionale,
passando per
la comunità locale
e la
Nazione.
All’interno di
ciascun livello
sociale e
tra di essi,
si sviluppano le istituzioni
che
regolano
le relazioni umane.
Tutto
ciò
che
le danneggia
comporta
effetti nocivi,
come la
perdita della
libertà,
l’ingiustizia e la
violenza. Diversi
Paesi
sono governati
da un
sistema istituzionale
precario,
a costo delle sofferenze della
popolazione e
a beneficio di coloro
che
lucrano su
questo stato
di cose. ii. Ecologia Culturale
143. Insieme
al
patrimonio
naturale,
vi
è
un patrimonio
storico,
artistico
e
culturale,
ugualmente
minacciato.
È
parte
dell’identità
comune
di
un
luogo
e
base
per
costruire
una
città
abitabile.
144. La visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità. Per tale ragione, pretendere di risolvere tutte le difficoltà mediante normative uniformi o con interventi tecnici, porta a trascurare la complessità delle problematiche locali, che richiedono la partecipazione attiva degli abitanti. I nuovi processi in gestazione non possono sempre essere integrati entro modelli stabiliti dall’esterno ma provenienti dalla stessa cultura locale. Così come la vita e il mondo sono dinamici, la cura del mondo dev’essere flessibile e dinamica. Le soluzioni meramente tecniche corrono il rischio di prendere in considerazione sintomi che non corrispondono alle problematiche più profonde. È necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture, e in tal modo comprendere che lo sviluppo di un gruppo sociale suppone un processo storico all’interno di un contesto culturale e richiede il costante protagonismo degli attori sociali locali a partire dalla loro propria cultura. Neppure la nozione di qualità della vita si può imporre, ma dev’essere compresa all’interno del mondo di simboli e consuetudini propri di ciascun gruppo umano. 145. Molte forme di intenso sfruttamento e degrado dell’ambiente possono esaurire non solo i mezzi di sussistenza locali, ma anche le risorse sociali che hanno consentito un modo di vivere che per lungo tempo ha sostenuto un’identità culturale e un senso dell’esistenza e del vivere insieme. La scomparsa di una cultura può essere grave come o più della scomparsa di una specie animale o vegetale. L’imposizione di uno stile egemonico di vita legato a un modo di produzione può essere tanto nocivo quanto l’alterazione degli ecosistemi. 146. In questo senso, è indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali. Non sono una semplice minoranza tra le altre, ma piuttosto devono diventare i principali interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi progetti che interessano i loro spazi. Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori. Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinché abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura. iii. Ecologia della Vita Quotidiana 147. Per poter parlare di autentico sviluppo, occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale nella qualità della vita umana, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone. Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità. Ci sforziamo di adattarci all’ambiente, e quando esso è disordinato, caotico o saturo di inquinamento visivo e acustico, l’eccesso di stimoli mette alla prova i nostri tentativi di sviluppare un’identità integrata e felice. 148. È ammirevole la creatività e la generosità di persone e gruppi che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente, modificando gli effetti avversi dei condizionamenti, e imparando ad orientare la loro esistenza in mezzo al disordine e alla precarietà. Per esempio, in alcuni luoghi, dove le facciate degli edifici sono molto deteriorate, vi sono persone che curano con molta dignità l’interno delle loro abitazioni, o si sentono a loro agio per la cordialità e l’amicizia della gente. La vita sociale positiva e benefica degli abitanti diffonde luce in un ambiente a prima vista invivibile. A volte è encomiabile l’ecologia umana che riescono a sviluppare i poveri in mezzo a tante limitazioni. La sensazione di soffocamento prodotta dalle agglomerazioni residenziali e dagli spazi ad alta densità abitativa, viene contrastata se si sviluppano relazioni umane di vicinanza e calore, se si creano comunità, se i limiti ambientali sono compensati nell’interiorità di ciascuna persona, che si sente inserita in una rete di comunione e di appartenenza. In tal modo, qualsiasi luogo smette di essere un inferno e diventa il contesto di una vita degna. 149. È provato inoltre che l’estrema penuria che si vive in alcuni ambienti privi di armonia, ampiezza e possibilità d’integrazione, facilita il sorgere di comportamenti disumani e la manipolazione delle persone da parte di organizzazioni criminali. Per gli abitanti di quartieri periferici molto precari, l’esperienza quotidiana di passare dall’affollamento all’anonimato sociale che si vive nelle grandi città, può provocare una sensazione di sradicamento che favorisce comportamenti antisociali e violenza. Tuttavia mi preme ribadire che l’amore è più forte. Tante persone, in queste condizioni, sono capaci di tessere legami di appartenenza e di convivenza che trasformano l’affollamento in un’esperienza comunitaria in cui si infrangono le pareti dell’io e si superano le barriere dell’egoismo. Questa esperienza di salvezza comunitaria è ciò che spesso suscita reazioni creative per migliorare un edificio o un quartiere.117 150. Data l’interrelazione tra gli spazi urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo di diverse discipline che permettano di comprendere i processi, il simbolismo e i comportamenti delle persone. Non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perché ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Anche per questo è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica. 151. È necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro “sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce. È importante che le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri. Ogni intervento nel paesaggio urbano o rurale dovrebbe considerare come i diversi elementi del luogo formino un tutto che è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ricchezza di significati. In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un “noi” che costruiamo insieme. Per questa stessa ragione, sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente.
152. La mancanza
di alloggi
è
grave
in molte parti
del mondo,
tanto nelle zone rurali
quanto nelle grandi
città, anche
perché
i bilanci
statali di solito
coprono solo
una piccola parte della domanda.
Non soltanto i
poveri,
ma una
gran
parte
della società
incontra serie
difficoltà ad avere
una casa
propria. La
proprietà della
casa ha
molta importanza per la
dignità delle persone e
per lo sviluppo
delle famiglie.
Si tratta
di una
questione centrale dell’ecologia umana.
Se in
un determinato
luogo
si sono
già sviluppati agglomerati
caotici di case precarie,
si tratta anzitutto di urbanizzare tali
quartieri,
non di
sradicarne
ed espellerne
gli abitanti. Quando i
poveri
vivono
in sobborghi inquinati o in
agglomerati
pericolosi, « nel caso
si debba procedere
al loro
trasferimento e
per non aggiungere
sofferenza a
sofferenza, è necessario fornire un’adeguata
e previa
informazione,
offrire alternative
di alloggi
dignitosi e
coinvolgere
direttamente gli
interessati ».118
153. La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tali trasporti, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza. 154. Il riconoscimento della peculiare dignità dell’essere umano molte volte contrasta con la vita caotica che devono condurre le persone nelle nostre città. Questo però non dovrebbe far dimenticare lo stato di abbandono e trascuratezza che soffrono anche alcuni abitanti delle zone rurali, dove non arrivano i servizi essenziali e ci sono lavoratori ridotti in condizione di schiavitù, senza diritti né aspettative di una vita più dignitosa.
155. L’ecologia
umana
implica anche
qualcosa di molto profondo:
la necessaria relazione
della vita dell’essere
umano con la
legge
morale inscritta
nella sua propria
natura, relazione
indispensabile per
poter creare
un ambiente più dignitoso. Affermava
Benedetto XVI
che
esiste una
« ecologia
dell’uomo » perché
« anche
l’uomo possiede
una natura
che
deve
rispettare e
che non
può manipolare a piacere
».120
iv. Il Principio del Bene Comune 156. L’ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale. È «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente ». 157. Il bene comune presuppone il rispetto del- la persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà. Tra questi risalta specialmente la famiglia, come cellula primaria della società. Infine, il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza. Tutta la società – e in essa specialmente lo Stato – ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune.
158. Nelle
condizioni attuali
della società
mondiale,
dove
si riscontrano tante inequità e
sono sempre più
numerose le persone
che
vengono
scartate, private
dei diritti
umani fondamentali, il
principio del bene
comune
si trasforma
immediatamente,
come logica
e ineludibile
conseguenza, in un
appello alla
solidarietà e in
una opzione preferenziale
per i
più poveri.
Questa opzione
richiede
di trarre le
conseguenze della destinazione comune
dei beni
della terra,
ma, come
ho cercato di
mostrare nell’Esortazione
apostolica Evangelii gaudium,
esige
di contemplare prima di tutto l’immensa
dignità del povero
alla luce
delle più profonde convinzioni
di fede.
v. La Giustizia tra Le Generazioni
159. La nozione
di bene
comune coinvolge anche
le
generazioni
future.
Le crisi
economiche internazionali hanno mostrato
con crudezza
gli effetti nocivi
che
porta
con sé
il disconoscimento di un
destino comune, dal
quale non
possono essere esclusi coloro
che
verranno
dopo di
noi. Ormai
non si può
parlare di sviluppo
sostenibile senza
una solidarietà fra le
generazioni. Quando pensiamo alla
situazione in cui si
lascia il
pianeta alle
future generazioni,
entriamo in
un’altra logica,
quella del
dono
gratuito
che
riceviamo e comunichiamo.
Se la terra
ci è
donata, non possiamo
più pensare soltanto a
partire
da un criterio
utilitarista di
efficienza e produttività
per il profitto individuale.
Non stiamo
parlando di
un atteggiamento
opzionale,
bensì di
una questione essenziale
di giustizia, dal
momento che
la terra
che
abbiamo ricevuto
appartiene
anche
a coloro
che
verranno.
I
Vescovi
del
Portogallo
hanno esortato
ad assumere
questo dovere
di giustizia:
«L’ambiente
si situa
nella logica
del ricevere.
È un prestito
che
ogni
generazione
riceve e deve
trasmettere alla
generazione
successiva
».124
160. Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti. Ma se questa domanda viene posta con coraggio, ci conduce inesorabilmente ad altri interrogativi molto diretti: A che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi? Pertanto, non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra. 161. Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni. L’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipende da ciò che facciamo ora, soprattutto se pensiamo alla responsabilità che ci attribuiranno coloro che dovranno sopportare le peggiori conseguenze.
162. La difficoltà a
prendere sul serio
questa sfida è legata
ad un
deterioramento etico e
culturale,
che
accompagna quello ecologico.
L’uomo e
la donna del mondo
postmoderno corrono il rischio
permanente di
diventare
profondamente individualisti, e molti
problemi sociali
attuali sono da
porre in relazione
con la
ricerca egoistica
della soddisfazione
immediata, con le crisi
dei legami
familiari e sociali,
con le
difficoltà a riconoscere l’altro.
Molte volte
si è
di fronte ad
un consumo eccessivo
e miope
dei
genitori
che
danneggia
i figli,
che trovano
sempre più
difficoltà ad acquistare
una casa
propria e
a fondare
una famiglia. Inoltre,
questa incapacità di pensare seriamente alle
future generazioni è
legata
alla nostra
incapacità di ampliare l’orizzonte
delle nostre preoccupazioni
e pensare
a quanti rimangono
esclusi dallo sviluppo. Non perdiamoci
a immaginare
i poveri
del futuro,
è sufficiente
che
ricordiamo i poveri di
oggi,
che
hanno pochi
anni da
vivere
su questa terra e non
possono continuare
ad aspettare.
CAPITOLO QUINTO Alcune Linee di Orientamento e di Azione 163. Ho cercato di prendere in esame la situazione attuale dell’umanità, tanto nelle crepe del pianeta che abitiamo, quanto nelle cause più profondamente umane del degrado ambientale. Sebbene questa contemplazione della realtà in sé stessa già ci indichi la necessità di un cambio di rotta e ci suggerisca alcune azioni, proviamo ora a delineare dei grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando i. Il Dialogo sull’ambiente nella Politica Internazionale 164. Dalla metà del secolo scorso, superando molte difficoltà, si è andata affermando la tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune. Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente, fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi. L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune. Ma lo stesso ingegno utilizzato per un enorme sviluppo tecnologico, non riesce a trovare forme efficaci di gestione internazionale in ordine a risolvere le gravi difficoltà ambientali e sociali. Per affrontare i problemi di fondo, che non possono essere risolti da azioni di singoli Paesi, si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile. 165. Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti – specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per il male minore o ricorrere a soluzioni transitorie. Tuttavia, nella comunità internazionale non si raggiungono accordi adeguati circa la responsabilità di coloro che devono sopportare i costi maggiori della transizione energetica. Negli ultimi decenni le questioni ambientali hanno dato origine a un ampio dibattito pubblico, che ha fatto crescere nella società civile spazi di notevole impegno e di generosa dedizione. La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali. In questo senso si può dire che, mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità. 166. Il movimento ecologico mondiale ha già fatto un lungo percorso, arricchito dallo sforzo di molte organizzazioni della società civile. Non sarebbe possibile qui menzionarle tutte, né ripercorrere la storia dei loro contributi. Ma grazie a tanto impegno, le questioni ambientali sono state sempre più presenti nell’agenda pubblica e sono diventate un invito permanente a pensare a lungo termine. Ciononostante, i Vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno raggiunto accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci. 167. Va ricordato il Vertice della Terra celebrato nel 1992 a Rio de Janeiro. In quella sede è stato dichiarato che « gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile ». Riprendendo alcuni contenuti della Dichiarazione di Stoccolma (1972), ha sancito, tra l’altro, la cooperazione internazionale per la cura dell’ecosistema di tutta la terra, l’obbligo da parte di chi inquina di farsene carico economicamente, il dovere di valutare l’impatto ambientale di ogni opera o progetto. Ha proposto l’obiettivo di stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera per invertire la tendenza al riscaldamento globale. Ha elaborato anche un’agenda con un programma di azione e una convenzione sulla diversità biologica, ha dichiarato principi in materia forestale. Benché quel vertice sia stato veramente innovativo e profetico per la sua epoca, gli accordi hanno avuto un basso livello di attuazione perché non si sono stabiliti adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze. I principi enunciati continuano a richiedere vie efficaci e agili di realizzazione pratica. 168. Tra le esperienze positive si può menzionare, per esempio, la Convenzione di Basilea sui rifiuti pericolosi, con un sistema di notificazione, di livelli stabiliti e di controlli; come pure la Convenzione vincolante sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatica minacciate di estinzione, che prevede missioni di verifica dell’attuazione effettiva. Grazie alla Convenzione di Vienna per la protezione dello strato di ozono e la sua attuazione mediante il Proto- collo di Montreal e i suoi emendamenti, il problema dell’assottigliamento di questo strato sembra essere entrato in una fase di soluzione. 169. Riguardo alla cura per la diversità biologica e la desertificazione, i progressi sono stati molto meno significativi. Per quanto attiene ai cambiamenti climatici, i progressi sono deplorevolmente molto scarsi. La riduzione dei gas serra richiede onestà, coraggio e responsabilità, soprattutto da parte dei Paesi più potenti e più inquinanti. La Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile denominata Rio+20 (Rio de Janeiro 2012), ha emesso un’ampia quanto inefficace Dichiarazione finale. I negoziati internazionali non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale. Quanti subiranno le conseguenze che noi tentiamo di dissimulare, ricorderanno questa mancanza di coscienza e di responsabilità. Mentre si andava elaborando questa Enciclica, il dibattito ha assunto una particolare intensità. Noi credenti non possiamo non pregare Dio per gli sviluppi positivi delle attuali discussioni, in modo che le generazioni future non soffrano le conseguenze di imprudenti indugi. 170. Alcune delle strategie per la bassa emissione di gas inquinanti puntano alla internazionalizzazione dei costi ambientali, con il pericolo di imporre ai Paesi con minori risorse pesanti impegni sulle riduzioni di emissioni, simili a quelli dei Paesi più industrializzati. L’imposizione di queste misure penalizza i Paesi più bisognosi di sviluppo. In questo modo si aggiunge una nuova ingiustizia sotto il rivestimento della cura per l’ambiente. Anche in questo caso, piove sempre sul bagnato. Poiché gli effetti dei cambiamenti climatici si faranno sentire per molto tempo, anche se ora si prendessero misure rigorose, alcuni Paesi con scarse risorse avranno bisogno di aiuto per adattarsi agli effetti che già si stanno producendo e colpiscono le loro economie. Resta certo che ci sono responsabilità comuni ma differenziate, semplicemente perché, come hanno affermato i Vescovi della Bolivia, « i Paesi che hanno tratto beneficio da un alto livello di industrializzazione, a costo di un’enorme emissione di gas serra, hanno maggiore responsabilità di contribuire alla soluzione dei problemi che hanno causato ».
171. La
strategia di compravendita
di “crediti di
emissione” può dar
luogo
a una
nuova
forma di
speculazione e
non servirebbe
a ridurre
l’emissione globale
di
gas inquinanti.
172. Per
i
Paesi
poveri
le priorità
devono essere lo
sradicamento della miseria
e lo
sviluppo sociale dei loro
abitanti; al tempo stesso
devono prendere
in esame il livello
scandaloso di consumo
di alcuni
settori privilegiati
della loro
popolazione e contrastare meglio
la corruzione.
Certo,
devono
anche
sviluppare forme
meno inquinanti di
produzione di energia, ma
per questo
hanno bisogno di contare
sull’aiuto dei Paesi
che
sono cresciuti molto a
spese dell’inquinamento
attuale del pianeta. Lo
sfruttamento diretto
dell’abbondante energia
solare richiede
che
si stabiliscano meccanismi
e sussidi in
modo
che
i
Paesi
in via di
sviluppo possano
avere
accesso al
trasferimento di
tecnologie,
ad assistenza
tecnica e
a risorse finanziarie, ma sempre
prestando attenzione
alle condizioni concrete,
giacché
« non
sempre viene adeguatamente valutata
la compatibilità
degli impianti
con il
contesto per il quale sono
progettati
».128
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Oggi,
12 01 2023, questa riflessione, del 18 01 2016, è diventata realtà!
================ home page del sito prima del 12 04 2020 ================
PROGETTO MACSI INTERSETTORIALE, TECNICO-ORGANIZZATIVO,
PER IL RISPARMIO E
L'EFFICIENZA ENERGETICA E LE ENERGIE ALTERNATIVE Le prime settimane del 2016 si ricorderanno a lungo, come quelle che hanno riportato il prezzo del petrolio sotto i 30 dollari al barile: un livello che non si vedeva dal 2004 e che pochi fra gli analisti osavano pensare soltanto qualche mese fa. Ora, 18 gennaio 2016, le previsioni che indicano un greggio pronto a sfondare al ribasso nuove soglie (compresa quella dei 20 dollari) nel breve termine si moltiplicano in rapida serie, a volte anche senza i fondamenti necessari. Tutto questo non deve distrarci dalla ricerca dell'efficienza energetica. Anzi i risparmi conseguibili possono essere utilizzati per implementare il sistema di gestione dell'energia iso 50001, per il futuro. Sia il 2016 l’anno della 50001, dopo l'anno (2015 ) della Diagnosi Energetica (DE).
Il
disporre di una DE e' già un fondamentale passo avanti verso la 50001.
Non si dimentichi però che negli ultimi anni si è visto schizzare il prezzo del petrolio
oltre la soglia del massimo valore in assoluto nella storia della sua
commercializzazione. Una corsa al rialzo che non accenna a terminare,
anche perché i consumi sono previsti in forte crescita per lo sviluppo del
processo di industrializzazione di paesi ad altissima intensità abitativa.
Forse il problema/criticità più grande non sarà il prezzo ma la
disponibilità, la certezza dell'approvvigionamento. Per questa ragione la
ricerca di massima autonomia (risparmio ed efficienza energetica) e
dell'indipendenza energetica (energie alternative) siano da perseguire
"affannosamente" in tutti i
settori. Personalmente ritengo che, bene che vada, il Pianeta non sarà più quello in cui sono cresciuto, una cinquantina di anni fa, e che i problemi di limitatezza delle risorse (di qualsiasi natura esse siano) e di inquinamento non potranno che acuirsi nei prossimi anni. Spero e auguro ai miei figli e le prossime generazioni, che
comunque non si arrivi alle catastrofi previste dagli scienziati più
pessimisti. Per questo, e per tanti altri buoni motivi, il nuovo contesto sia esso energetico e
ambientale, ormai i due aspetti sono inscindibili, sia esso
economico-finanziario, rende necessaria una profonda riflessione per
passare:
DA
HOMO ENERGIVORUS A HOMO RESPONSABILIS LA
CRISI ENERGETICA, CHE HA ASSUNTO ORMAI CARATTERE STRUTTURALE, SOLLECITA
IMPEGNI ED OBIETTIVI DI:
Le fonti energetiche hanno una valenza gerarchica e qualitativa, a cui poter associare un utilizzo finale ottimale attraverso una attenta Progettazione Exergetica. Ad
esempio l'energia elettrica ed il gas sono energie nobili e pronte all’uso
per un numero elevato di utilizzatori. Non è ottimale utilizzare energia
elettrica per riscaldare l’acqua, come ritengo non ottimale utilizzare
esclusivamente il gas nelle centrali termoelettriche, in cui è possibile
sfruttare, in modo pulito, altre fonti di energia meno utilizzabili dai
singoli, quali ad esempio: rifiuti energizzabili, residui di lavorazioni
industriali, olio combustibile, carbone, etc.. Le centrali termoelettriche
oggi permettono di controllare meglio le emissioni nocive e quindi
permettono un presidio più significativo della salvaguardia dell'ambiente.
Altro
fondamentale aspetto da riconsiderare sono le RETI DISTRIBUTIVE DI ENERGIA
ELETTRICA. E' assolutamente necessario integrare, se non superare,
l'attuale MODELLO DISTRIBUTIVO CENTRALIZZATO DELL'ENERGIA (TOP-DOWN), con
un nuovo approccio organizzativo, MODELLO RETE WEB DI INTERNET
(BOTTOM-UP), che prevede la
possibilità di cedere
liberamente energia alla Rete, oltre che di
prelevarla.
Ruolo prioritario di un Energy
Manager-Certificatore Energetico Il Binomio ENERGIA-AMBIENTE rende necessaria una mobilitazione generale, una chiamata alle armi di tutti, nessuno escluso, una azione di responsabilita’ di ognuno per avviare la nuova era della consapevolezza delle risorse limitate, ossia dell’uomo coscienzioso, scrupoloso e responsabile,
HOMO
RESPONSABILIS Per quanto mi riguarda metto a disposizione:
=>
la
formazione
universitaria, post-universitaria e on the job -sul campo, che gia' nel 1984 mi vedeva
attivo nel risparmio energetico, pur
essendomi laureato in Ingegneria Nucleare. Ho pensato che quella
formazione altamente specialistica potesse tornare utile anche per
risparmiare e razionalizzare l'energia. Infatti con la mia Tesi Analisi energetiche nel settore industriale (il risparmio
energetico e l'efficienza energetica nel settore industriale), avevo
voluto dare anche una impostazione metodologica per affrontare le
tematiche energetiche in Azienda.
Nel Luglio del 2009, dopo 25 anni (2009-1984), è stata pubblicata
La Norma EN 16001:2009 "Energy
management systems - Requirements with guidance for
use".
La norma fornisce una guida pratica per impostare un Sistema di Gestione
Energetico per migliorare l'efficienza energetica delle organizzazioni. La
EN 16001 aiuterà le Imprese a organizzare sistemi e processi volti ad una
gestione che porta a benefici economici e alla riduzione delle emissioni
di gas serra. La ISO 50001:2011 fornirà un modello di riferimento consolidato per
aiutare le organizzazioni a pianificare e gestire in modo sistematico
l'utilizzo dell'energia. Grazie alla centralità data alla gestione delle
performance e al miglioramento continuo, la ISO 50001 contribuirà al
miglioramento dell'efficienza energetica e alla riduzione degli sprechi.
Un forte consenso generale ha permesso al Comitato di procedere
velocemente verso la pubblicazione, a dimostrazione dell'esigenza a
livello mondiale di avere questo standard. La norma si basa sugli elementi
comuni a tutte le norme ISO sui sistemi di gestione, assicurando un alto
livello di compatibilità con le norme ISO 9001 e ISO
14001. La norma ISO 50001 introdurrà i seguenti
benefici: Un quadro di riferimento per integrare l'efficienza energetica
nelle attività gestionali Ottimizzazione dei consumi energetici delle attrezzature
esistenti Attività di benchmarking, misurazione, documentazione e controllo
dei miglioramenti nell'utilizzo dell'energia e del loro impatto sulla
riduzione delle emissioni di gas effetto
serra Trasparenza e comunicazione sulla gestione delle risorse
energetiche Diffusione di best practice e "buoni comportamenti" nella
gestione energetica Valutazione e definizione delle priorità per l'implementazione di
nuove tecnologie ad alta efficienza energetica e dell'utilizzo di Fonti di
Energia Rinnovabili Un quadro di riferimento per promuovere l'efficienza energetica
lungo tutta la supply chain Miglioramenti della gestione energetica nel contesto di progetti
di riduzione delle emissioni GHG =>
le
competenze e conoscenze che, nel corso di questi trenta anni, si sono
ampliate e consolidate anche in differenti contesti industriali,
professionali e sociali, =>
l'
esperienza manageriale che, sviluppatesi soprattutto
all’interno del mondo aziendale, mi permette di intervenire non solo
tecnicamente ma anche organizzativamente e gestionalmente sui fenomeni
evolutivi in corso. Con
questo spirito abbiamo avviato il PROGETTO
INTERSETTORIALE TECNICO-ORGANIZZATIVO,
introducendo concetti quali BIOARCHITETTURA
- INGEGNERIA ENERGETICA: UN NUOVO APPROCCIO PROGETTUALE ==>
DALLA PROGETTAZIONE IMPIANTISTICA ALLA
PROGETTAZIONE
EXERGETICA
DEGLI EDIFICI. OGGI PROTOCOLLI DI CERTIFICAZIONE E QUALIFICAZIONE, QUALI LEED, ITACA E ALTRI EUROPEI DELLO STESSO LIVELLO, APPLICANO UN APPROCCIO INTEGRATO, SISTEMICO E GLOBALE CHE PERMETTONO AMPIAMENTE DI RECUPERARE ED UTILIZZARE QUESTI CONCETTI.
NEL
SETTORE EDILE ED IN PARTICOLARE NEL CASA SOSTENIBILE ECO-ENERGY-HOME AVVIANDO ANCHE UNA INIZIATIVA, CON IL COINVOLGIMENTO DIRETTO,
DOTT. ING. DAMMACCO
GIUSEPPE |