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BENVENUTI NELLA PAGINA DI ACCOGLIENZA DEL  SITO DI 
ING. GIUSEPPE DAMMACCO 


La Settimana Laudato Si’ 2021 si svolgerà dal 16 al 25 maggio, e rappresenterà il coronamento dell’Anno Speciale Laudato Si’ e la celebrazione del grande progresso che l’intera Chiesa ha compiuto sulla via della conversione ecologica.
 La Settimana Laudato Si’ 2021 sarà anche un momento per riflettere su ciò che la pandemia COVID-19 ci ha insegnato e per prepararci per il futuro con speranza.

https://laudatosiweek.org/it/home-it/

https://www.youtube.com/watch?v=iwQbXuIvWuE&t=17s

 

CON PIACERE CONDIVIDO CON VOI, -PROGETTISTI-ENERGY MANAGER-EGE- E CON TUTTI GLI ALTRI COLLEGHI E AMICI COINVOLTI NEL TENTATIVO DI MIGLIORARE LE CONDIZIONI DEL  PIANETA TERRA, NOSTRA CASA COMUNE

Vorrei aprire con voi, o che anche voi apriste autonomamente, un dialogo
per individuare linee guide e indicazioni utili per una
Progettazione Energetica Eco-Sostenibile e Integrata per una Ecologia Integrale.
Non esitate a contattarmi per migliorare e valorizzare questo dibattito.

Questo lavoro è stato fatto durante le vacanze forzate dal lockdown per la pandemia. La sosta forzata mi ha offerto la possibilità di avviare questa iniziativa che meditavo da tanto tempo, ma non riuscivo a trovare il momento per poterla iniziare. Forse unico effetto positivo, per me, del coronavirus??  12/04/2020

 

PRINCIPI, VISIONE E INDICAZIONI PER UNA
PROGETTAZIONE ENERGETICA ECO-SOSTENIBILE INTEGRATA PER UNA ECOLOGIA INTEGRALE.

Ispirati dalla Lettera di Papa Francesco, della quale si riporta un mirato estratto senza alcuna aggiunta personale.

 

LETTERA ENCICLICA
LAUDATO SI’
 
DEL  SANTO  PADRE
FRANCESCO
SULLA  CURA  DELLA  CASA COMUNE

(24 maggio 2015)

dalla Lettera  ......

3. Adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta.

                           In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune.

4. Nel 1971, il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è «una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata dell’essere umano: « Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione».

5. Nel 1979, San Giovanni Paolo II invitò ad una conversione ecologica globale. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli « stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ».

6. Nel 2007, il mio predecessore Benedetto XVI Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile »

 

8. Nel 2012, il Patriarca Bartolomeo si è riferito particolarmente alla necessità che ognuno si penta del proprio modo di maltrattare il pianeta, perc

« nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici », siamo chiamati a riconoscere
«
il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente ».
 

9. Allo stesso tempo Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perc altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi.

 

10. San Francesco d’Assisi Non voglio procedere in questa Enciclica senza ricorrere a un esempio bello e motivante. Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento della mia elezione a Vescovo di Roma. Credo che Francesco sia l’esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità. È il santo patrono di tutti quelli che studiano e lavorano nel campo dell’ecologia, amato anche da molti che non sono cristiani.

11. La sua testimonianza ci mostra anche che l’ecologia integrale richiede apertura verso categorie che trascendono il linguaggio delle scienze esatte o della biologia e ci collegano con l’essenza dell’umano.

Se noi ci accostiamo alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore delle ri- sorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati.

Il mio appello (PAPA FRANCESCO)

13. La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poic sappiamo che le cose possono cambiare.
Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.
Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche. Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vescovi del Sudafrica, « i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio ».
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Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità.-

15. Spero che questa Lettera enciclica, che si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa, ci aiuti a riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta. In primo luogo, farò un breve percorso attraverso vari aspetti dell’attuale crisi ecologica allo scopo di assumere i  migliori frutti della ricerca scientifica oggi disponibile,  lasciarcene  toccare  in  profondità  e dare una base di concretezza al percorso etico e spirituale che segue. A partire da questa panoramica, riprenderò alcune argomentazioni che scaturiscono dalla tradizione giudeo-cristiana, al fine di dare maggiore coerenza al nostro impegno per l’ambiente. Poi proverò ad arrivare alle radici del- la situazione attuale, in modo da coglierne non solo i sintomi ma anche le cause più profonde. Così potremo proporre un’ecologia che, nelle sue diverse dimensioni, integri il posto specifico che l’essere umano occupa in questo mondo e le sue relazioni con la realtà che lo circonda. Alla luce di tale riflessione vorrei fare un passo avanti in alcune ampie linee di dialogo e di azione che coinvolgano sia ognuno di noi, sia la politica internazionale. Infine, poic sono convinto che ogni cambiamento ha bisogno di motivazioni e di un cammino educativo, propor alcune linee di maturazione umana ispirate al tesoro dell’esperienza spirituale cristiana.

16. Ogni capitolo, sebbene abbia una sua tematica propria e una metodologia specifica, riprende a sua volta, da una nuova prospettiva, questioni importanti affrontate nei capitoli precedenti.

 

Tento di spiegare la mia idea, che ovviamente è oggetto di miglioramento.


Si potrebbe provare a creare una "mappa progettuale" con indicazioni e suggerimenti

utilizzando indicazioni/parametri progettuali estrapolabili dalla Enciclica,

ad esempio trasformando la scheda/mappa progettuale al seguente link
http://www.ingdammacco.it/schede_mappe_progettuali.pdf ,
 

Cosa ne pensate, è una strada percorribile o vi viene in mente un percorso migliore,
affinchè si possa mettere a disposizione di tutti uno strumento utile per migliorare il nostro pianeta "Casa Comune"?
 

 Per un immediato coinvolgimento, riporto di seguito i capitoli
quarto:
Un’Ecologia  Integrale  e
quinto: Alcune  Linee di Orientamento e di Azione

Si può trovare l'intera Enciclica in formato word, in cui sono evidenziati in giallo alcuni contenuti che ho trovato interessanti al seguente link http://www.ingdammacco.it/Laudato-Si_italiano_05042020.docx 
Trovate l'Enciclica in formato pdf al seguente link, http://www.ingdammacco.it/Laudato-Si_italiano.pdf

CAPITOLO QUARTO

Un’Ecologia  Integrale

137. Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale, propongo di soffermarci adesso a riflettere sui diversi elementi di una ecologia integrale, che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali.

i.  Ecologia Ambientale, Economica E Sociale

138. L’ecologia studia le relazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si sviluppano.
Essa esige anche di fermarsi a pensare e a discutere sulle condizioni di vita e di sopravvivenza di una società, con l’onestà di mettere in dubbio modelli di sviluppo, produzione e consumo. Non è superfluo insistere ulteriormente sul fatto che tutto è connesso. Il tempo e lo spazio non sono tra loro indipendenti, e neppure gli atomi o le particelle subatomiche si possono considerare separatamente. Come i diversi componenti del pianeta fisici, chimici e biologici sono relazionati tra loro, così anche le specie viventi formano una rete che non finiamo mai di riconoscere e comprendere. Buona parte della nostra informazione genetica è condivisa con molti esseri viventi.
Per tale ragione, le conoscenze frammentarie e isolate possono diventare una forma d’ignoranza se fanno resistenza ad integrarsi in una visione più ampia della realtà.

139. Quando parliamo di  “ambiente  facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati. Le ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.

140. A causa della quantità e varietà degli elementi di cui tenere conto, al momento di determinare l’impatto ambientale di una concreta attività d’impresa diventa indispensabile dare ai ricercatori  un  ruolo  preminente e facilitare la loro interazione, con ampia liber accademica. Questa ricerca costante dovrebbe permettere di riconoscere anche come le diverse creature si relazionano, formando quelle unità più grandi che oggi chiamiamo ecosistemi”. Non li prendiamo in considerazione solo per determinare quale sia il loro uso ragionevole, ma perc possiedono un valore intrinseco indipendente da tale uso. Come ogni organismo è buono e mirabile in sé stesso per il fatto di essere una creatura di Dio, lo stesso accade con l’insieme armonico di organismi in uno spazio determinato, che funziona come un sistema. Anche se non ne abbiamo coscienza, dipendiamo da tale insieme per la nostra stessa esistenza. Occorre ricordare che gli ecosistemi intervengono nel sequestro dell’anidride carbonica, nella purificazione dell’acqua, nel contrasto di malattie e infestazioni, nella composizione del suolo, nella decomposizione dei rifiuti e in moltissimi altri servizi che dimentichiamo o ignoriamo. Quando si rendono conto di questo, molte persone prendono nuovamente coscienza del fatto che viviamo e agiamo a partire da una realtà che ci è stata previamente donata, che è anteriore alle nostre capacità e alla nostra esistenza. Perciò, quando si parla di uso sostenibile bisogna sempre introdurre una considerazione sulla capacità di rigenerazione di ogni ecosistema nei suoi di- versi settori e aspetti.

141. D’altra parte, la crescita economica tende a produrre automatismi e ad omogeneizzare, al fine di semplificare i processi e ridurre i costi. Per questo è necessaria unecologia economica, capace di indurre a considerare la realtà in maniera più ampia. Infatti, « la protezione dell’ambiente dovrà costituire parte integrante del processo di sviluppo e non potrà considerarsi in maniera isolata ».114
Ma nello stesso tempo diventa attuale la necessità impellente dell’umanesimo, che fa appello ai di- versi saperi, anche quello economico, per una visione più integrale e integrante. Oggi l’analisi dei problemi ambientali è inseparabile dall’analisi dei contesti umani, familiari, lavorativi, urbani, e dalla relazione di ciascuna persona con sé stessa, che genera un determinato modo di relazionarsi con gli altri e con l’ambiente. C’è una interazione tra gli ecosistemi e tra i diversi mondi di riferimento sociale, e così si dimostra ancora una volta che « il tutto è superiore alla parte ».115

142. Se tutto è in relazione, anche lo stato di salute delle istituzioni di una società comporta conseguenze per l’ambiente e per la qualità della vita umana: « Ogni lesione della solidarietà e dell’amicizia civica provoca danni ambientali ».  In tal senso, l’ecologia sociale è necessariamente istituzionale e raggiunge progressivamente le diverse dimensioni che vanno dal gruppo sociale primario, la famiglia, fino alla vita internazionale, passando per la comunità locale e la Nazione. All’interno di ciascun livello sociale e tra di essi, si sviluppano le istituzioni che regolano le relazioni umane. Tutto ciò che le danneggia comporta effetti nocivi, come la perdita della libertà, l’ingiustizia e la violenza. Diversi Paesi sono governati da un sistema istituzionale precario, a costo delle sofferenze della popolazione e a beneficio di coloro che lucrano su questo stato di cose.
Tanto all’interno dell’amministrazione dello Stato, quanto nelle diverse espressioni della società civile, o nelle relazioni degli abitanti tra loro, si registrano con eccessiva frequenza comportamenti illegali. Le leggi possono essere redatte in forma corretta, ma spesso rimangono come lettera morta.
Si può dunque sperare che la legislazione e le normative relative all’ambiente siano realmente efficaci? Sappiamo, per esempio, che Paesi dotati di una legislazione chiara per la protezione delle foreste, continuano a rimanere testimoni muti della sua frequente violazione. Inoltre, ciò che accade in una regione esercita, direttamente o indirettamente, influenze sulle altre regioni. Così per esempio, il consumo di droghe nelle società opulente provoca una costante o crescente domanda di prodotti che provengono da regioni impoverite, dove si corrompono i comportamenti, si distruggono vite e si finisce col degradare l’ambiente.

ii.  Ecologia Culturale

143. Insieme al patrimonio naturale, vi è un patrimonio storico, artistico e culturale, ugualmente minacciato. È parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile.
Non si tratta di distruggere e di creare nuove città ipoteticamente più ecologiche, dove non sempre risulta desiderabile vivere. Bisogna integrare la storia, la cultura e l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale. Perciò l’ecologia richiede anche la cura delle ricchezze culturali dell’umanità nel loro significato più ampio. In modo più diretto, chiede di prestare attenzione alle culture locali nel momento in cui si analizzano questioni legate all’ambiente, facendo dialogare il linguaggio tecnico-scientifico con  il  linguaggio  popolare. È la cultura non solo intesa come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo, che non si può escludere nel momento in cui si ripensa la relazione dell’essere umano con l’ambiente.

144. La visione consumistica dell’essere umano, favorita dagli ingranaggi dell’attuale economia globalizzata, tende a rendere omogenee le culture e a indebolire l’immensa varietà culturale, che è un tesoro dell’umanità. Per tale ragione, pretendere di risolvere tutte le difficoltà mediante normative uniformi o con interventi tecnici, porta a trascurare la complessità delle problematiche locali, che richiedono la partecipazione attiva degli abitanti. I nuovi processi in gestazione non possono sempre essere integrati entro modelli stabiliti dall’esterno ma provenienti dalla stessa cultura locale. Così come la vita e il mondo sono dinamici, la cura del mondo dev’essere flessibile e dinamica. Le soluzioni meramente tecniche corrono il rischio di prendere in considerazione sintomi che non corrispondono alle problematiche più profonde. È necessario assumere la prospettiva dei diritti dei popoli e delle culture, e in tal modo comprendere che lo sviluppo di un gruppo sociale suppone un processo storico all’interno di un contesto culturale e richiede il costante protagonismo degli attori sociali locali a partire dalla loro propria cultura. Neppure la nozione di qualità della vita si può imporre, ma dev’essere compresa all’interno del mondo di simboli e consuetudini propri di ciascun gruppo umano.

145. Molte forme di intenso sfruttamento e degrado dell’ambiente possono esaurire non solo i mezzi di sussistenza locali, ma anche le risorse sociali che hanno consentito un modo di vivere che per lungo tempo ha sostenuto un’identità culturale e un senso dell’esistenza e del vivere insieme. La scomparsa di una cultura può essere grave come o più della scomparsa di una specie animale o vegetale. L’imposizione di uno stile egemonico di vita legato a un modo di produzione può essere tanto nocivo quanto l’alterazione degli ecosistemi.

146. In questo senso, è indispensabile prestare speciale attenzione alle comunità aborigene con le loro tradizioni culturali. Non sono una semplice minoranza tra le altre, ma piuttosto devono diventare i  principali  interlocutori, soprattutto nel momento in cui si procede con grandi progetti che interessano i loro spazi. Per loro, infatti, la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori. Quando rimangono nei loro territori, sono quelli che meglio se ne prendono cura. Tuttavia, in diverse parti del mondo, sono oggetto di pressioni affinc abbandonino le loro terre e le lascino libere per progetti estrattivi, agricoli o di allevamento che non prestano attenzione al degrado della natura e della cultura.

iii.  Ecologia della Vita Quotidiana

147. Per poter parlare di autentico sviluppo, occorrerà verificare che si produca un miglioramento integrale nella qualità della vita umana, e questo implica analizzare lo spazio in cui si svolge l’esistenza delle persone. Gli ambienti in cui viviamo influiscono sul nostro modo di vedere la vita, di sentire e di agire. Al tempo stesso, nella nostra stanza, nella nostra casa, nel nostro luogo di lavoro e nel nostro quartiere facciamo uso dell’ambiente per esprimere la nostra identità. Ci sforziamo di adattarci all’ambiente, e quando esso è disordinato, caotico o saturo di inquinamento visivo e acustico, l’eccesso di stimoli mette alla prova i nostri tentativi di sviluppare un’identità integrata e felice.

148. È ammirevole la creatività e la generosità di persone e gruppi che sono capaci di ribaltare i limiti dell’ambiente, modificando gli effetti avversi dei condizionamenti, e imparando ad orientare la loro esistenza in mezzo al disordine e alla precarietà. Per esempio, in alcuni luoghi, dove le facciate degli edifici sono molto deteriorate, vi sono persone che curano con molta dignità l’interno delle loro abitazioni, o si sentono a loro agio per la cordialità e l’amicizia della gente. La vita sociale positiva e benefica degli abitanti diffonde luce in un ambiente a prima vista invivibile. A volte è encomiabile l’ecologia umana che riescono a sviluppare i poveri in mezzo a tante limitazioni. La sensazione di soffocamento prodotta dalle agglomerazioni residenziali e dagli spazi ad alta densità abitativa, viene contrastata se si sviluppano relazioni umane di vicinanza e calore, se si creano comunità, se i limiti ambientali sono compensati nell’interiorità di ciascuna persona, che si sente inserita in una rete di comunione e di appartenenza. In tal modo, qualsiasi luogo smette di essere un inferno e diventa il contesto di una vita degna.

149. È provato inoltre che l’estrema penuria che si vive in alcuni ambienti privi di armonia, ampiezza e possibilità d’integrazione, facilita il sorgere di comportamenti disumani e la manipolazione delle persone da parte di organizzazioni criminali. Per gli abitanti di quartieri periferici molto precari, l’esperienza quotidiana di passare dall’affollamento all’anonimato sociale che si vive nelle grandi città, può provocare una sensazione di sradicamento che favorisce comportamenti antisociali e violenza. Tuttavia mi preme ribadire che l’amore è più forte. Tante persone, in queste condizioni, sono capaci di tessere legami di appartenenza e di convivenza che trasformano l’affollamento in un’esperienza comunitaria in cui si infrangono le pareti dell’io e si superano le barriere dell’egoismo. Questa esperienza di salvezza comunitaria è ciò che spesso suscita reazioni creative per migliorare un edificio o un quartiere.117

150. Data l’interrelazione tra gli spazi urbani e il comportamento umano, coloro che progettano edifici, quartieri, spazi pubblici e città, hanno bisogno del contributo di diverse discipline che permettano di comprendere i processi, il simbolismo e i comportamenti delle persone. Non basta la ricerca della bellezza nel progetto, perc ha ancora più valore servire un altro tipo di bellezza: la qualità della vita delle persone, la loro armonia con l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Anche per questo è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianificazione urbanistica.

151. È necessario curare gli spazi pubblici, i quadri prospettici e i punti di riferimento urbani che accrescono il nostro senso di appartenenza, la nostra sensazione di radicamento, il nostro “sentirci a casa” all’interno della città che ci contiene e ci unisce. È importante che le diverse parti di una città siano ben integrate e che gli abitanti possano avere una visione d’insieme invece di rinchiudersi in un quartiere, rinunciando a vivere la città intera come uno spazio proprio condiviso con gli altri. Ogni intervento nel paesaggio urbano o rurale dovrebbe considerare come i diversi elementi del luogo formino un tutto che è percepito dagli abitanti come un quadro coerente con la sua ricchezza di significati. In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un “noi” che costruiamo insieme. Per questa stessa ragione, sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente.

152. La mancanza di alloggi è grave in molte parti del mondo, tanto nelle zone rurali quanto nelle grandi città, anche perc i bilanci statali di solito coprono solo una piccola parte della domanda. Non soltanto i poveri, ma una gran parte della società incontra serie difficoltà ad avere una casa propria. La proprietà della casa ha molta importanza per la dignità delle persone e per lo sviluppo delle famiglie. Si tratta di una questione centrale dell’ecologia umana. Se in un determinato luogo si sono già sviluppati agglomerati caotici di case precarie, si tratta anzitutto di urbanizzare tali quartieri, non di sradicarne ed espellerne gli abitanti. Quando i poveri vivono in sobborghi inquinati o in agglomerati pericolosi, « nel caso si debba procedere al loro trasferimento e per non aggiungere sofferenza a sofferenza, è necessario fornire un’adeguata e previa informazione, offrire alternative di alloggi dignitosi e coinvolgere direttamente gli interessati ».118
Nello stesso tempo, la creatività dovrebbe portare ad integrare i quartieri disagiati all’interno di una città accogliente. «Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro! ».
119

153. La qualità della vita nelle città è legata in larga parte ai trasporti, che sono spesso causa di grandi sofferenze per gli abitanti. Nelle città circolano molte automobili utilizzate da una o due persone, per cui il traffico diventa intenso, si alza il livello d’inquinamento, si consumano enormi quantità di energia non rinnovabile e diventa necessaria la costruzione di più strade e parcheggi, che danneggiano il tessuto urbano. Molti specialisti concordano sulla necessità di dare priorità ai trasporti pubblici. Tuttavia alcune misure necessarie difficilmente saranno accettate in modo pacifico dalla società senza un miglioramento sostanziale di tali trasporti, che in molte città comporta un trattamento indegno delle persone a causa dell’affollamento, della scomodità o della scarsa frequenza dei servizi e dell’insicurezza.

154. Il riconoscimento della peculiare dignità dell’essere umano molte volte contrasta con la vita caotica che devono condurre le persone nelle nostre città. Questo però non dovrebbe far dimenticare lo stato di abbandono e trascuratezza che soffrono anche alcuni abitanti delle zone rurali, dove non arrivano i servizi essenziali e ci sono lavoratori ridotti in condizione di schiavitù, senza diritti né aspettative di una vita più dignitosa.

155. L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale inscritta nella sua propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso. Affermava Benedetto XVI che esiste una « ecologia dell’uomo » perc « anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere ».120
In questa linea, bisogna riconoscere che il nostro corpo ci pone in una relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato. Imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana. Anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente. Pertanto, non è sano un atteggiamento che pretenda di «cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa ».
121

 

iv.  Il Principio del Bene Comune

156. L’ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune, un principio che svolge un ruolo centrale e unificante nell’etica sociale. È «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più speditamente ».

157. Il bene comune presuppone il rispetto del- la persona umana in quanto tale, con diritti fondamentali e inalienabili ordinati al suo sviluppo integrale. Esige anche i dispositivi di benessere e sicurezza sociale e lo sviluppo dei diversi gruppi intermedi, applicando il principio di sussidiarietà. Tra questi risalta specialmente la famiglia, come cellula primaria della società. Infine, il bene comune richiede la pace sociale, vale a dire la stabilità e la sicurezza di un determinato ordine, che non si realizza senza un’attenzione particolare alla giustizia distributiva, la cui violazione genera sempre violenza. Tutta la società e in essa specialmente lo Stato ha l’obbligo di difendere e promuovere il bene comune.

158. Nelle condizioni attuali della società mondiale, dove si riscontrano tante inequità e sono sempre più numerose le persone che vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali, il principio del bene comune si trasforma immediatamente, come logica e ineludibile conseguenza, in un appello alla solidarietà e in una opzione preferenziale per i più poveri. Questa opzione richiede di trarre le conseguenze della destinazione comune dei beni della terra, ma, come ho cercato di mostrare nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, esige di contemplare prima di tutto l’immensa dignità del povero alla luce delle più profonde convinzioni di fede.
Basta osservare la realtà per comprendere che oggi questa opzione è un’esigenza etica fondamentale per l’effettiva realizzazione del bene comune.

v.  La Giustizia tra Le Generazioni

159. La nozione di bene comune coinvolge anche le generazioni future. Le crisi economiche internazionali hanno mostrato con crudezza gli effetti nocivi che porta con il disconoscimento di un destino comune, dal quale non possono essere esclusi coloro che verranno dopo di noi. Ormai non si può parlare di sviluppo sostenibile senza una solidarietà fra le generazioni. Quando pensiamo alla situazione in cui si lascia il pianeta alle future generazioni, entriamo in un’altra logica, quella del dono gratuito che riceviamo e comunichiamo. Se la terra ci è donata, non possiamo più pensare soltanto a partire da un criterio utilitarista di efficienza e produttività per il profitto individuale. Non stiamo parlando di un atteggiamento opzionale, bensì di una questione essenziale di giustizia, dal momento che la terra che abbiamo ricevuto appartiene anche a coloro che verranno. I Vescovi del Portogallo hanno esortato ad assumere questo dovere di giustizia: «L’ambiente si situa nella logica del ricevere. È un prestito che ogni generazione riceve e deve trasmettere alla generazione successiva ».124
Un’ecologia integrale possiede tale visione ampia
.

160. Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo? Questa domanda non riguarda solo l’ambiente in modo isolato, perché non si può porre la questione in maniera parziale. Quando ci interroghiamo circa il mondo che vogliamo lasciare ci riferiamo soprattutto al suo orientamento generale, al suo senso, ai suoi valori. Se non pulsa in esse questa domanda di fondo, non credo che le nostre preoccupazioni ecologiche possano ottenere effetti importanti. Ma se questa domanda viene posta con coraggio, ci conduce inesorabilmente ad altri interrogativi molto diretti: A che scopo passiamo da questo mondo? Per quale fine siamo venuti in questa vita? Per che scopo lavoriamo e lottiamo? Perché questa terra ha bisogno di noi? Pertanto, non basta più dire che dobbiamo preoccuparci per le future generazioni. Occorre rendersi conto che quello che c’è in gioco è la dignità di noi stessi. Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile per l’umanità che verrà dopo di noi. È un dramma per noi stessi, perché ciò chiama in causa il significato del nostro passaggio su questa terra.

161. Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni. L’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipende da ciò che facciamo ora, soprattutto se pensiamo alla responsabilità che ci attribuiranno coloro che dovranno sopportare le peggiori conseguenze.

162. La difficoltà a prendere sul serio questa sfida è legata ad un deterioramento etico e culturale, che accompagna quello ecologico. L’uomo e la donna del mondo postmoderno corrono il rischio permanente di diventare profondamente individualisti, e molti problemi sociali attuali sono da porre in relazione con la ricerca egoistica della soddisfazione immediata, con le crisi dei legami familiari e sociali, con le difficoltà a riconoscere l’altro. Molte volte si è di fronte ad un consumo eccessivo e miope dei genitori che danneggia i figli, che trovano sempre più difficoltà ad acquistare una casa propria e a fondare una famiglia. Inoltre, questa incapacità di pensare seriamente alle future generazioni è legata alla nostra incapacità di ampliare l’orizzonte delle nostre preoccupazioni e pensare a quanti rimangono esclusi dallo sviluppo. Non perdiamoci a immaginare i poveri del futuro, è sufficiente che ricordiamo i poveri di oggi, che hanno pochi anni da vivere su questa terra e non possono continuare ad aspettare.
P
erciò, « oltre alla leale solidarietà intergenerazionale, occorre reiterare l’urgente necessità morale di una rinnovata solidarietà intragenerazionale ».

 

CAPITOLO QUINTO

Alcune  Linee di Orientamento e di Azione

163. Ho cercato di prendere in esame la situazione attuale dell’umanità, tanto nelle crepe del pianeta che abitiamo, quanto nelle cause più profondamente umane del degrado ambientale. Sebbene questa contemplazione della realtà in sé stessa già ci indichi la necessità di un cambio di rotta e ci suggerisca alcune azioni, proviamo ora a delineare dei grandi percorsi di dialogo che ci aiutino ad uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo affondando

i.  Il Dialogo sull’ambiente nella Politica Internazionale

164. Dalla metà del secolo scorso, superando molte difficoltà, si è andata affermando la tendenza a concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune. Un mondo interdipendente non significa unicamente capire che le conseguenze dannose degli stili di vita, di produzione e di consumo colpiscono tutti, bensì, principalmente, fare in modo che le soluzioni siano proposte a partire da una prospettiva globale e non solo in difesa degli interessi di alcuni Paesi. L’interdipendenza ci obbliga a pensare a un solo mondo, ad un progetto comune. Ma lo stesso ingegno utilizzato per un enorme sviluppo tecnologico, non riesce a trovare forme efficaci di gestione internazionale in ordine a risolvere le gravi difficoltà ambientali e sociali. Per affrontare i problemi di fondo, che non possono essere risolti da azioni di singoli Paesi, si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare unagricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile.

165. Sappiamo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, molto inquinanti specie il carbone, ma anche il petrolio e, in misura minore, il gas –, deve essere sostituita progressivamente e senza indugio. In attesa di un ampio sviluppo delle energie rinnovabili, che dovrebbe già essere cominciato, è legittimo optare per il male minore o ricorrere a soluzioni transitorie. Tuttavia, nella comunità internazionale non si raggiungono accordi adeguati circa la responsabilità di coloro che devono sopportare i costi maggiori della transizione energetica. Negli ultimi decenni le questioni ambientali hanno dato origine a un ampio dibattito pubblico, che ha fatto crescere nella società civile spazi di notevole impegno e di generosa dedizione. La politica e l’industria rispondono con lentezza, lontane dall’essere all’altezza delle sfide mondiali. In questo senso si può dire che, mentre l’umanità del periodo post-industriale sarà forse ricordata come una delle più irresponsabili della storia, c’è da augurarsi che l’umanità degli inizi del XXI secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità.

166. Il movimento ecologico mondiale ha già fatto un lungo percorso, arricchito dallo sforzo di molte organizzazioni della società civile. Non sarebbe possibile qui menzionarle tutte, ripercorrere la storia dei loro contributi. Ma grazie a tanto impegno, le questioni ambientali sono state sempre più presenti nell’agenda pubblica e sono diventate un invito permanente a pensare a lungo termine. Ciononostante, i Vertici mondiali sull’ambiente degli ultimi anni non hanno risposto alle aspettative perché, per mancanza di decisione politica, non hanno raggiunto accordi ambientali globali realmente significativi ed efficaci.

167. Va ricordato il Vertice della Terra celebrato nel 1992 a Rio de Janeiro. In quella sede è stato dichiarato che « gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile ». Riprendendo alcuni contenuti della Dichiarazione di Stoccolma (1972), ha sancito, tra l’altro, la cooperazione internazionale per la cura dell’ecosistema di tutta la terra, l’obbligo da parte di chi inquina di farsene carico economicamente, il dovere di valutare l’impatto ambientale di ogni opera o progetto. Ha proposto l’obiettivo di stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera per invertire la tendenza al riscaldamento globale. Ha elaborato anche un’agenda con un programma di azione e una convenzione sulla diversità biologica, ha dichiarato principi in materia forestale. Benché quel vertice sia stato veramente innovativo e profetico per la sua epoca, gli accordi hanno avuto un basso livello di attuazione perché non si sono stabiliti adeguati meccanismi di controllo, di verifica periodica e di sanzione delle inadempienze. I principi enunciati continuano a richiedere vie efficaci e agili di realizzazione pratica.

168. Tra le esperienze positive si può menzionare, per esempio, la Convenzione di Basilea sui rifiuti pericolosi, con un sistema di notificazione, di livelli stabiliti e di controlli; come pure la Convenzione vincolante sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatica minacciate di estinzione, che prevede missioni di verifica dell’attuazione effettiva. Grazie alla Convenzione di Vienna per la protezione dello strato di ozono e la sua attuazione mediante il Proto- collo di Montreal e i suoi emendamenti, il problema dell’assottigliamento di questo strato sembra essere entrato in una fase di soluzione.

169. Riguardo alla cura per la diversità biologica e la desertificazione, i progressi sono stati molto meno significativi. Per quanto attiene ai cambiamenti climatici, i progressi sono deplorevolmente molto scarsi. La riduzione dei gas serra richiede onestà, coraggio e responsabilità, soprattutto da parte dei Paesi più potenti e più inquinanti. La Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile denominata Rio+20 (Rio de Janeiro 2012), ha emesso un’ampia quanto inefficace Dichiarazione finale. I negoziati internazionali non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale. Quanti subiranno le conseguenze che noi tentiamo di dissimulare, ricorderanno questa mancanza di coscienza e di responsabilità. Mentre si andava elaborando questa Enciclica, il dibattito ha assunto una particolare intensità. Noi credenti non possiamo non pregare Dio per gli sviluppi positivi delle attuali discussioni, in modo che le generazioni future non soffrano le conseguenze di imprudenti indugi.

170. Alcune delle strategie per la bassa emissione di gas inquinanti puntano alla internazionalizzazione dei costi ambientali, con il pericolo di imporre ai Paesi con minori risorse pesanti impegni sulle riduzioni di emissioni, simili a quelli dei Paesi più industrializzati. L’imposizione di queste misure penalizza i Paesi più bisognosi di sviluppo. In questo modo si aggiunge una nuova ingiustizia sotto il rivestimento della cura per l’ambiente. Anche in questo caso, piove sempre sul bagnato. Poic gli effetti dei cambiamenti climatici si faranno sentire per molto tempo, anche se ora si prendessero misure rigorose, alcuni Paesi con scarse risorse avranno bisogno di aiuto per adattarsi agli effetti che già si stanno producendo e colpiscono le loro economie. Resta certo che ci sono responsabilità comuni ma differenziate, semplicemente perché, come hanno affermato i Vescovi della Bolivia, « i Paesi che hanno tratto beneficio da un alto livello di industrializzazione, a costo di un’enorme emissione di gas serra, hanno maggiore responsabilità di contribuire alla soluzione dei problemi che hanno causato ».

171. La strategia di compravendita di “crediti di emissione” può dar luogo a una nuova forma di speculazione e non servirebbe a ridurre l’emissione globale di gas inquinanti.
Questo sistema sembra essere una soluzione rapida e facile, con l’apparenza di un certo impegno per l’ambiente, che però non implica affatto un cambiamento radicale all’altezza delle circostanze. Anzi, può diventare un espediente che consente di sostenere il super-consumo di alcuni Paesi e settori.

172. Per i Paesi poveri le priorità devono essere lo sradicamento della miseria e lo sviluppo sociale dei loro abitanti; al tempo stesso devono prendere in esame il livello scandaloso di consumo di alcuni settori privilegiati della loro popolazione e contrastare meglio la corruzione. Certo, devono anche sviluppare forme meno inquinanti di produzione di energia, ma per questo hanno bisogno di contare sull’aiuto dei Paesi che sono cresciuti molto a spese dell’inquinamento attuale del pianeta. Lo sfruttamento diretto dell’abbondante energia solare richiede che si stabiliscano meccanismi e sussidi in modo che i Paesi in via di sviluppo possano avere accesso al trasferimento di tecnologie, ad assistenza tecnica e a risorse finanziarie, ma sempre prestando attenzione alle condizioni concrete, giacc « non sempre viene adeguatamente valutata la compatibilità degli impianti con il contesto per il quale sono progettati ».128  
I costi sarebbero bassi se raffrontati al rischio dei cambiamenti climatici. In ogni modo, è anzitutto una decisione etica, fondata sulla solidarietà di tutti i popoli
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 Oggi, 12 01 2023, questa riflessione, del 18 01 2016, è diventata realtà!
"Forse il problema/criticità più grande non sarà solo il prezzo ma la disponibilità, la certezza dell'approvvigionamento. Per questa ragione la ricerca di massima autonomia (risparmio ed efficienza energetica) e dell'indipendenza energetica (energie alternative) siano da perseguire "affannosamente" in tutti i settori." gd
  
 

 

================ home page del sito prima del 12 04 2020 ================

PROGETTO MACSI INTERSETTORIALE, TECNICO-ORGANIZZATIVO, PER IL RISPARMIO E L'EFFICIENZA ENERGETICA E LE ENERGIE ALTERNATIVE
IL PROGETTO MACSI SI ARTICOLA IN AMBITI DIFFERENTI DEL VASTO SETTORE ENERGETICO, AL FINE DI CERCARE UNA RISPOSTA COMPLETA ED INTEGRATA ALLE ESIGENZE DI RISPARMIO-EFFICIENZA ENERGETICA, DI NUOVE TECNOLOGIE, METODI  E MEZZI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI ALTERNATIVE PER I DIVERSI SETTORI APPLICATIVI.

Le prime settimane del 2016 si ricorderanno a lungo, come quelle che hanno riportato il prezzo del petrolio sotto i 30 dollari al barile: un livello che non si vedeva dal 2004 e che pochi fra gli analisti osavano pensare soltanto qualche mese fa. Ora, 18 gennaio 2016, le previsioni che indicano un greggio pronto a sfondare al ribasso nuove soglie (compresa quella dei 20 dollari) nel breve termine si moltiplicano in rapida serie, a volte anche senza i fondamenti necessari.

Tutto questo non deve distrarci dalla ricerca dell'efficienza energetica. Anzi i risparmi conseguibili possono essere utilizzati per implementare il sistema di gestione dell'energia iso 50001, per il futuro.

Sia il 2016 l’anno della 50001, dopo l'anno (2015 ) della Diagnosi Energetica (DE).

Il disporre di una DE e' già un fondamentale passo avanti verso la 50001.
Per massimizzare i risultati ottenibili dalla DE e mantenerli nel tempo, il Sistema di Gestione dell'Energia (SGE), secondo la norma internazionale ISO 50001, e' il miglior metodo.


Investiamo gli attuali risparmi della "bolletta energetica", dovuti al basso prezzo del petrolio, per implementare un SGE-ISO50001 che ci permette di:
-ridurre le emissioni di co2 (forse un giorno avranno un costo per tutti! Ora solo per le Aziende con Potenza Termica Installata>20MW)
-ridurre i consumi energetici e quindi rendere meno cara la "bolletta" quando il prezzo del petrolio tornera' inesorabilmente a salire
-predisporci per l'utilizzo di fonte energetiche rinnovabili, alternative al petrolio dal quale ci rendono meno dipendenti.
 

Non si dimentichi però che negli ultimi anni si è visto schizzare il prezzo del petrolio oltre la soglia del massimo valore in assoluto nella storia della sua commercializzazione. Una corsa al rialzo che non accenna a terminare, anche perché i consumi sono previsti in forte crescita per lo sviluppo del processo di industrializzazione di paesi ad altissima intensità abitativa. Forse il problema/criticità più grande non sarà il prezzo ma la disponibilità, la certezza dell'approvvigionamento. Per questa ragione la ricerca di massima autonomia (risparmio ed efficienza energetica) e dell'indipendenza energetica (energie alternative) siano da perseguire "affannosamente" in tutti i settori.    
Nello stesso tempo, e conseguentemente,  si sta assistendo ad un peggioramento delle condizioni ambientali, i più ottimisti scenari evolutivi prevedono comunque un deterioramento  della qualità dell’aria ed in generale del clima. I più pessimisti prevedono catastrofi ambientali.

Personalmente ritengo che, bene che vada, il Pianeta non sarà più quello in cui sono cresciuto, una cinquantina di anni fa, e che i problemi di limitatezza delle risorse (di qualsiasi natura esse siano) e di inquinamento non potranno che acuirsi nei prossimi anni.

Un nuovo stile di vita si rende utile se non necessario e a tal proposito ho trovato molto utile l'uso di un Camper, in vacanza, per far capire a miei figli adolescenti quanto sia importante la limitatezza e l'attento uso delle risorse quali acqua, energia elettrica -gas -gasolio, capacità degli scarichi, per poter vivere una vacanza soddisfacente.

Spero e auguro ai miei figli e le prossime generazioni, che comunque non si arrivi alle catastrofi previste dagli scienziati più pessimisti.

 

Per questo, e per tanti altri buoni motivi, il nuovo  contesto sia esso energetico e ambientale, ormai i due aspetti sono inscindibili, sia esso economico-finanziario, rende necessaria una profonda riflessione per passare:
 

DA HOMO ENERGIVORUS A HOMO RESPONSABILIS

 

LA CRISI ENERGETICA, CHE HA ASSUNTO ORMAI CARATTERE STRUTTURALE, SOLLECITA IMPEGNI ED OBIETTIVI DI:
 

Le fonti energetiche hanno una valenza gerarchica e qualitativa, a cui poter associare un utilizzo finale ottimale attraverso una attenta Progettazione Exergetica.

Ad esempio l'energia elettrica ed il gas sono energie nobili e pronte all’uso per un numero elevato di utilizzatori. Non è ottimale utilizzare energia elettrica per riscaldare l’acqua, come ritengo non ottimale utilizzare esclusivamente il gas nelle centrali termoelettriche, in cui è possibile sfruttare, in modo pulito, altre fonti di energia meno utilizzabili dai singoli, quali ad esempio: rifiuti energizzabili, residui di lavorazioni industriali, olio combustibile, carbone, etc.. Le centrali termoelettriche oggi permettono di controllare meglio le emissioni nocive e quindi permettono un presidio più significativo della salvaguardia dell'ambiente.

 

Altro fondamentale aspetto da riconsiderare sono le RETI DISTRIBUTIVE DI ENERGIA ELETTRICA.

E' assolutamente necessario integrare, se non superare, l'attuale MODELLO DISTRIBUTIVO CENTRALIZZATO DELL'ENERGIA (TOP-DOWN), con un nuovo approccio organizzativo, MODELLO RETE WEB DI INTERNET (BOTTOM-UP), che prevede la possibilità di cedere liberamente energia alla Rete, oltre che di prelevarla.  In questo caso si parla di: SMART GRID: La Rete Intelligente. Visita la breve Guida alla Tecnologia Sostenibile 2.0 – Dalla Spinta di Obama alle Prime Start Up della Nuova Rete Elettrica del Futuro

 

Ruolo prioritario di un Energy Manager-Certificatore Energetico
è promuovere e sviluppare il virtuoso processo di sensibilizzazione ed integrazione tra i vari attori.

 

Il Binomio ENERGIA-AMBIENTE rende necessaria una mobilitazione generale, una chiamata alle armi di tutti, nessuno escluso, una azione di responsabilita’ di ognuno per avviare la nuova era della consapevolezza delle risorse limitate, ossia dell’uomo coscienzioso, scrupoloso e responsabile,

 

HOMO RESPONSABILIS.

 

Per quanto mi riguarda metto a disposizione: 

 

=> la formazione universitaria, post-universitaria e on the job -sul campo, che gia' nel 1984 mi vedeva attivo nel risparmio energetico, pur essendomi laureato in Ingegneria Nucleare. Ho pensato che quella formazione altamente specialistica potesse tornare utile anche per risparmiare e razionalizzare l'energia. Infatti con la mia Tesi Analisi energetiche nel settore industriale (il risparmio energetico e l'efficienza energetica nel settore industriale), avevo voluto dare anche una impostazione metodologica per affrontare le tematiche energetiche in Azienda.
Oggi si afferma che il risparmio e l'efficienza energetica possono abbattere i consumi globali dal 5% a oltre il 15% e la si considera la prima fonte di energia alternativa disponibile ed immediata, soprattutto nell'
Industria. 

 Nel Luglio del 2009, dopo 25 anni (2009-1984), è stata pubblicata La Norma EN 16001:2009 "Energy management systems - Requirements with guidance for use". La norma fornisce una guida pratica per impostare un Sistema di Gestione Energetico per migliorare l'efficienza energetica delle organizzazioni. La EN 16001 aiuterà le Imprese a organizzare sistemi e processi volti ad una gestione che porta a benefici economici e alla riduzione delle emissioni di gas serra.
 L'International Organization for Standardizaztion - ISO -, partendo dall'esperienza Europea della norma EN 16001 e dall'esperienza di altri 45 Paesi, tra i quali USA e Japan, ha pubblicato il 15 giugno 2011 la nuova
Norma ISO 50001:2011, sui Sistemi di Gestione per l'Energia, che definisce quadro di riferimento, con validità internazionale, per la gestione dell'energia in tutti i settori industriali, del commercio e dei servizi. Si stima che la norma potrà influenzare fino al 60% dei consumi energetici a livello mondiale, andando a coprire trasversalmente tutti i settori economici.

La ISO 50001:2011 fornirà un modello di riferimento consolidato per aiutare le organizzazioni a pianificare e gestire in modo sistematico l'utilizzo dell'energia. Grazie alla centralità data alla gestione delle performance e al miglioramento continuo, la ISO 50001 contribuirà al miglioramento dell'efficienza energetica e alla riduzione degli sprechi. Un forte consenso generale ha permesso al Comitato di procedere velocemente verso la pubblicazione, a dimostrazione dell'esigenza a livello mondiale di avere questo standard. La norma si basa sugli elementi comuni a tutte le norme ISO sui sistemi di gestione, assicurando un alto livello di compatibilità con le norme ISO 9001 e ISO 14001.

La norma ISO 50001 introdurrà i seguenti benefici:

 Un quadro di riferimento per integrare l'efficienza energetica nelle attività gestionali

 Ottimizzazione dei consumi energetici delle attrezzature esistenti

 Attività di benchmarking, misurazione, documentazione e controllo dei miglioramenti nell'utilizzo dell'energia e del loro impatto sulla riduzione delle emissioni di gas effetto serra

 Trasparenza e comunicazione sulla gestione delle risorse energetiche

 Diffusione di best practice e "buoni comportamenti" nella gestione energetica

 Valutazione e definizione delle priorità per l'implementazione di nuove tecnologie ad alta efficienza energetica e dell'utilizzo di Fonti di Energia Rinnovabili

 Un quadro di riferimento per promuovere l'efficienza energetica lungo tutta la supply chain

 Miglioramenti della gestione energetica nel contesto di progetti di riduzione delle emissioni GHG

 

=> le competenze e conoscenze  che, nel corso di questi trenta anni, si sono ampliate e consolidate anche in differenti contesti industriali, professionali  e sociali,

 

=> l' esperienza manageriale che, sviluppatesi soprattutto all’interno del mondo aziendale, mi permette di intervenire non solo tecnicamente ma anche organizzativamente e gestionalmente sui fenomeni evolutivi in corso. 

 

Con questo spirito abbiamo avviato il PROGETTO INTERSETTORIALE TECNICO-ORGANIZZATIVO, introducendo concetti quali 

BIOARCHITETTURA - INGEGNERIA ENERGETICA: UN NUOVO APPROCCIO PROGETTUALE
CREAZIONE DELLE SCHEDE-MAPPE PROGETTUALI PRECEDENTI ALLA PROGETTAZIONE PRELIMINARE  ==>

==> DALLA PROGETTAZIONE IMPIANTISTICA ALLA PROGETTAZIONE EXERGETICA DEGLI EDIFICI.
 

OGGI PROTOCOLLI DI CERTIFICAZIONE E QUALIFICAZIONE, QUALI LEED, ITACA E ALTRI EUROPEI DELLO STESSO LIVELLO,  APPLICANO UN APPROCCIO INTEGRATO, SISTEMICO E GLOBALE CHE PERMETTONO AMPIAMENTE DI RECUPERARE ED UTILIZZARE QUESTI CONCETTI.

 

Questa è la visione con cui ho scritto i miei interventi pubblici, di cui ne riporto solo alcuni:

PRESENTAZIONE E RELAZIONE 
Festo 2013 Casi ed esperienze di manutenzione industriale
Spazio “Energy efficiency”. La manutenzione quale stakeholder per l’Energy Saving

"Ruolo e Competenze dell'Energy Manager,
in un contesto altamente evolutivo in termini normativi ed organizzativi.
Interazioni con Maintenance Manage
r
"
 FESTO MAINTENANCE DAY,     Milano  18 giugno 2013

 

PRESENTAZIONE E RELAZIONE 
CONVEGNO INGEGNERI IN MOVIMENTO  
"NUOVE E CONCRETE POTENZIALITA’ DI LAVORONEL SETTORE ENERGETICO”

“ISO 50001 Sistema di Gestione dell’Energia”

Elezioni per il rinnovo del Consiglio Ordine Ingegneri Torino
Torino 10 giugno 2013

 

PRESENTAZIONE E RELAZIONE 
TAVOLA ROTONDA 
"PRESENTAZIONE QUADRO NORMATIVO ENERGETICO,
ISO 50001 E DIAGNOSI ENERGETICA
"
RELATORE, come Coordinatore Sottocommissione ISO 50001
Ordine Ingegneri Torino,   GIOVEDI' 12 LUGLIO 2012
 

PRESENTAZIONE
Conferenza Nazionale
"EFFICIENZA ENERGETICA INDUSTRIALE E DEGLI EDIFICI"
organizzata da Global Networking Strategies (UK),
Bologna 12 giugno 2012

 

PRESENTAZIONE E RELAZIONE 
CONVEGNO RISPARMIO ENERGETICO
"FOCUS: PROGETTARE E COSTRUIRE MEGLIO SI DEVE E SI PUÒ"
CERTIFICAZIONE ENERGETICA: SETTORE EDILE vs SETTORE INDUSTRIALE,
TORINO INCONTRA GIOVEDI' 2 FEBBRAIO 2012

 

PRESENTAZIONE E RELAZIONE 
CONVEGNO RISPARMIO ENERGETICO

"FOCUS: ARCHITETTURA MODERNA ED
EFFICIENZA DEL BINOMIO EDIFICIO/IMPIANTO"

TORINO INCONTRA 26-01-10

 

PRESENTAZIONE E RELAZIONE 
CONVEGNO RISPARMIO ENERGETICO
"FOCUS SISTEMA EDIFICIO"
TORINO INCONTRA 15-01-09
 

 

PRESENTAZIONE E RELAZIONE  
INCONTRO PUBBLICO
 "RISPARMIO ENERGETICO E
RICADUTE POSITIVE SULL'AMBIENTE"

SANTENA (TO) 07-05-2010 

 

PRESENTAZIONE E RELAZIONE
SCIENZA E SOSTENIBILITÀ:
PONTE VERSO IL FUTURO.
LICEO MONTI, Chieri (TO) 02-10-09

 

ULTIMI INTERVENTI AGIT
 Associazione Giovani Ingegneri Torino

e CORSO PROFESSIONISTA E MANAGER

 

 

Gruppi LinkedIn Costituiti, ai quali si invita ad iscriversi

  
      

Relatore ai Convegni - Presentazioni  

 2012              

2013    

 

 

 

 

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DOTT. ING. DAMMACCO GIUSEPPE
Ingegnere Nucleare-Energetico
Senior Energy Manager (since 1984) e Lead Auditor ISO 50001
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